Tutto inizia con il cuore..
Il tedesco Gunther Von Hagens fa la scelta più semplice: esporre il funzionamento del corpo umano, facendo iniziare la mostra proprio dal motore perpetuo della vita, primo organo a formarsi dopo il concepimento.
Con questa narrazione, si esplorano i modi in cui il cuore interagisce con noi e come ci rapportiamo a esso. Indaghiamo come sia fulcro del nostro corpo e come noi lo concepiamo, sia come oggetto, sia come idea.
Più nello specifico, il percorso si snoda tra 200 “preparati” umani, tra cui 20 corpi integrali, configurazioni, singoli organi e sezioni corporee trasparenti.
Usando parole come “umani”, “corpi” e “organi”, non identifichiamo manufatti anatomici posticci più o meno verosimili, ma veri e propri ex-esseri umani. Conservati attraverso un processo relativamente semplice, la “plastinazione” che permette di bloccare la decomposizione, attraverso un drenaggio dei fluidi corporei e la loro sostituzione con resine ed elastomeri, creando così preparati inodori e rigidi.
Aggirando le eventuali polemiche che questa scelta potrebbe far nascere (e così ha fatto, visto che non sarà possibile vedere alcune opere censurate perché raffiguranti organismi prenatali o perché i corpi utilizzati appartenevano a condannati a morte cinesi), è indubbio che lo scopo della mostra sia stato raggiunto.
Passando attraverso i vari esposti, non si vedono opere artistiche, ma reali raffigurazioni vitali che portano a una piena consapevolezza di ciò che siamo, sia a livello materialistico che ontologico.
Molti artisti e studiosi, prima di Von Hagens, avevano provato ad avvicinare l’uomo alla visione del corpo come strumento di conoscenza (Leonardo da Vinci con i suoi studi, Raimondo de Sangro con le “Macchine Anatomiche”, Rembrandt con “La lezione di anatomia del Dr. Tulp”, per esempio), ma questo metodo segna una vera e propria rivoluzione, in quanto lo spettatore osserva e comprende ciò che è, ritrovandoselo a pochi centimetri di distanza.
Body Worlds non è uno spettacolo kitsch che simula la vita con la morte, né un insieme orrifico di sculture per spaventare donne e bambini, né tantomeno una mostra artistica.
È un’esperienza catartica, in senso aristotelico: il cadavere esposto è qualcosa di reale, che mima azioni comuni e pose con cui il visitatore può facilmente relazionarsi.
In questo modo si ha una nuova consapevolezza della pelle che abitiamo, priva di moralismi o barriere mentali.
Inoltre si vive una sensibilizzazione rispetto al corpo come strumento di studio. Come dice lo stesso scienziato: «La morte è un fatto normale, è parte della vita. È la vita ad essere eccezionale.»
Cosa: Body Worlds di Gunther Von Hagens
Dove: Fabbrica del Vapore – Via Procaccini n. 4 – Milano
Quando: dal 3 ottobre 2012 al 17 febbraio 2013
Orari: dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 20; giovedì e sabato dalle 10 alle 23.
Articolo a cura di Andrea Tata