HYPER MUSIC DESIGN 2014 presenta: JOLLY MARE

Jolly Mare è il progetto discografico di Fabrizio Faberismi, musicista e DJ salentino che negli ultimi anni ha sbancato i più importanti palchi internazionali. Jolly è stato uno dei pochi artisti italiani a partecipare alla Red Bull Music Academy ed è stato da poco invitato a suonare al Sonar.

Abbiamo l’onore di ospitarlo sabato prossimo alla festa di chiusura della design week. L’intervista in esclusiva per WOMADE nella quale ci racconta i suoi esordi e i suoi progetti futuri.

 

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Ciao Fabrizio come stai?

Bene grazie, di ritorno da una serata fantastica in cui ho diviso il palco con Theo Parrish. Una grande esperienza.

Ci puoi parlare di te da piccolo? In che anno sei nato e che cosa ti ricordi della musica che passava quando eri piccolo? Io per esempio mi ricordo che ballavo L’era del cinghiale bianco di Battiato…

Sono figlio degli anni 80, ero vivace e pieno di interessi. Disegnavo molto, ascoltavo le fiabe in musicassetta, quelle che vendevano insieme al libro illustrato. I giocattoli li smontavo, per poi non essere più in grado di rimetterli insieme. La musica a quei tempi era funzionale, efficace, colorata, scintillante, ma sfocata allo stesso tempo. Cerco di riportare in vita queste sensazioni quando mi approccio ad un nuovo pezzo.

Ci puoi raccontare brevemente la tua iniziazione alla musica? Hai studiato a scuola o ti ‘sei imparato’ da solo?

La musica è sempre stata il mio gioco preferito, da quando mi hanno regalato un registratore a cassetta che portavo sempre con me per registrare di tutto. A dodici anni ho chiesto a mio padre di prendere lezioni di chitarra, ed ho studiato classica ed acustica, prevalentemente latin jazz. Ero il più piccolo del corso ma andavo molto bene, ero quello che il maestro portava con se nelle jam session quando voleva fare bella figura. Poi è stata la volta del basso e del giradischi, ma molti anni dopo.

I tuoi genitori che musica ascoltavano, erano musicisti?

Hanno un buon gusto musicale ma non sono dei cultori, né musicisti. Guardano la tv, ascoltano la radio in macchina cose del genere.

Ti ha trasmesso qualcosa la tua terra (il salento) a livello musicale?

Il mio nome la dice lunga! Tantissimo, anche se c’ho messo un pò per rendermene conto. Tanta bellezza, e tanta nostalgia. Qui il tempo passa e purtroppo non cambia mai niente…

Prima di parlare delle produzioni volevo sapere dove ti sei fatto le ossa come DJ. Ho letto che hai vinto un prestigioso premio internazionale nel 2010…

Sono dj da vent’anni. Ho incominciato qui a Novoli, nel mio paese, mettendo i dischi alle feste che si organizzavano per il carnevale. Poi sono andato a studiare a Milano ed ho continuato lì. Lo scratch è arrivato nel 2007, dopo la laurea, mi sono chiuso in casa per un pò di mesi. Nel 2010 ho vinto il titolo italiano del circuito IDA (International DJ Association) ed ho disputato le finali mondiali a Cracovia.

 

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Com’è che ti sei avvicinato alla black music? Mi sembra che nelle tue tracce ci siano in prevalenza sonorità synth-funky con dei bpm lenti, tipo frequenze che andavano negli anni 70. Mi piace molto questo ritorno al passato.

Per quasi quindici anni ho ascoltato solo musica incisa tra il 1974 ed il 1987, quasi sempre soul, disco e funk. Tutti i soldi che avevo li spendevo in dischi, non facevo altro se non andare in giro per mercatini e cantine a rovistare, ero perennemente in astinenza. Non provavo interesse per le nuove uscite, non mi piaceva come suonavano, presuntuosamente le trovavo sterili. Più che un ritorno al passato, il mio è stato un rifiuto del futuro. Almeno fino a qualche tempo fa.

Anche nel video di Jackpot c’è un richiamo agli Chic, alle atmosfere disco. Secondo te ci si divertiva di più con produzioni un pò più aperte, senza troppi overdub o effetti?

Si certo. La musica vera è nell’esecuzione, non nell’editing.

Com’è stato andare alla RBMA? Con chi hai collaborato (ho visto Thundercat)? Com’è stato vedere Moroder dal vivo? Hai conosciuto anche Flying Lotus?

L’Academy è una esperienza di vita che auguro a chiunque ami la musica a livello viscerale. Basterebbe a rendere intensi sei mesi, eppure è condensata in sole due settimane. Ho realizzato di averla vissuta molto tempo dopo, nel mentre ero occupato a socializzare, seguire le lectures, suonare e cercare di dormire un paio di ore a notte. Con Thundercat è successo tutto molto naturalmente, mi ha chiesto di dargli un beat e di fare qualcosa insieme. Lo show di Moroder è stato divertente, nell’aria c’era qualcosa di unico quella sera che non mi è mai capitato più di respirare altrove. Flying Lotus era veramente esaltato quando ha ascoltato i miei pezzi il primo giorno durante la sessione d’ascolto. Ci siamo parlati però solo prima di partire, mi ha fatto i complimenti per il brano con Thundercat, e quando gli ho confidato di essere dispiaciuto per non aver lavorato anche con lui mi ha risposto: “It will happen”.

Ho visto che hai collaborato con Stephen Bruner e con Rudi Zygadlo. Come sono? Li hai conosciuti lì?

Stephen Bruner e Thundercat sono la stessa persona, per ragioni contrattuali nel pezzo non ha potuto usare il suo nome d’arte. Rudi è un vero talento, siamo stati compagni d’Academy. A strumentale quasi conclusa sentivo che mancava qualcosa, gli ho proposto di venire in studio ed in un’ora ha tirato fuori una parte vocale perfetta.

Il ritorno alla disco anche da parte dei Daft Punk e di altri gruppi dance come ti sembra? Operazione di marketing o verace?

Non so se ti riferisci a qualcuno in particolare, ma parlando dei Daft Punk loro sono stati i primi a guardare alla disco molti anni fa quando nessuno la teneva più in considerazione. Quindi credo che le loro intenzioni siano sincere, o quanto meno non criticabili.

 

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Nel singolo Have Visions (dall’EP omonimo del 2013) sento molto l’influenza retrò dei Chromatics e di gente francese come Kavinsky. Li conosci? Ti piacciono quelle produzioni?

Li ho conosciuti dopo, non quando lavoravo a quel pezzo. Mi piacciono molto, ed è ovvio che partiamo da ascolti molto simili.

Su Shame mi sembra di sentire anche molto i tastieroni del primo Raf, quello di Self Control. A livello di arrangiamento usi ancora quei suoni 80 o sono digitali? Nel senso ti piace usare gli strumenti originali?

Di quel singolo di Raf preferisco il lato B, ascoltalo e poi mi dirai! Quando posso preferisco sempre usare strumenti originali, anche se ultimamente lavoro usando quasi esclusivamente il laptop. I software attuali hanno grandi potenzialità e suonano anche molto bene. Bisogna saperli usare correttamente, avendo chiaro in testa il risultato che si vuole ottenere.

 

 

Tutto questo tornare indietro significa che la roba nuova non ha molto valore? Ci sono artisti contemporanei che ti piacciono? Anche nel dubstep?

No tutt’altro. Sono un amante del classico, ma questo non vuol dire che il resto sia di poco valore. Negli ultimi tempi ascolto parecchio Mount Kimbie, Blood Orange, Mayer Hawthorne, Oneohtrix Point Never, Robert Glasper, Jamie Lidell. Non mi fa impazzire tanto il dubstep come genere a se, quanto le contaminazioni che ha generato.

A me sul tuo stile piacciono molto gli Scuola Furano. Li conosci? E i Fare Soldi? Ti piace la Riotmaker?

Si mi piacciono. Sono in contatto con Borut, ogni tanto ci scriviamo via web.

Ho visto che hai mixato un tape per il compleanno del compianto Dilla. Che cosa rappresenta per te?

Ho un rapporto conflittuale con i sample, di amore ed odio. Alle volte è molto facile prendere un campione, modificarlo leggermente per creare un pezzo di successo, ed il confine tra arte e cheating è veramente sottile. J Dilla è un grande esempio, fra tutti è colui che meglio ha interpretato l’arte del sampling, donandogli dignita’ e prestigio, perchè è riuscito a “suonare” il campione come un pianista farebbe con il suo pianoforte.

Ho visto che suonerai anche al Sonar. Sei contento di poter prendere parte al più importante festival di musica elettronica mondiale? Cosa suonerai?

Ovviamente si! L’interesse da parte del festival è arrivato come un fulmine a ciel sereno, non me l’aspettavo assolutamente, ed ha modificato un pò i miei piani da qui a giugno. Avrei dovuto finire l’album ed invece ho deciso di preparare qualcosa di diverso, pensato appositamente per l’occasione.

Che cosa hai in programma di suonare per la serata a Milano? Conosci i ragazzi della crew Well Founded? E quelli di PTWSchool?

Tutto ciò che mi piace tra gli 80 ed i 140 bpm, senza esclusione di colpi. Nello stesso set potresti sentire Dopplereffekt, Franco Califano e Bambounou. Con Well Founded ho condiviso la consolle dello scorso Jazz Refound a Vercelli, conosco bene anche PTW School, ho remixato uno dei loro artisti un pò di tempo fa.

C’è qualche musicista italiano che ti piace e che consiglieresti di seguire in ambito house/elettronico?

Uno su tutti Broke One.

Hai già registrato delle nuove tracce per un nuovo EP o addirittura album?

Ho tanto materiale ultimato ma non ancora pubblicato, devo decidere cosa farci. Probabilmente un album, ma come ti dicevo ci penserò dopo il set al Sonar.

JOLLY MARE djset at HYPER MUSIC DESIGN 2014
Sabato 12 Aprile 2014 – Buka / Nuova CGD (Milano)

Marco Braggion