Biro, poco colore e materiali diversi: FABRIZIO BUSSO

Tecnica, ma soprattutto ricerca: di soggetti, colori, tratti, volti, ritagli e persino di spazi atti a provocare una reazione nella persona che guarda l’opera.
Il metodo di fare collage di Fabrizio potrebbe essere definito come un processo attivo che nasconde però al suo interno qualche cosa di michelangiolesco: l’artista non crea l’opera, ma è essa stessa a guidare la sua mano per emergere, in questo caso, dalla carta. Si viene così a realizzare una compenetrazione tra artista e opera, che lascia trasparire un pathos in cui lo spettatore può immedesimarsi.

 

Che rapporto hai con il processo creativo? Conflittuale o d’intesa?

Ti direi conflittuale. Perché lo sono sia con le mie scelte personali e sia con i miei lavori. Il quotidiano è la parola chiave delle mie opere: l’indecisione, il dubbio e le perplessità sono ciò che mi tormenta da quando mi alzo a quando mi ricorico.

 

 

Come identifichi un soggetto da rappresentare?

Cerco di analizzare tutto quello che mi capita sotto gli occhi, quando questi sono ricettivi. Qualsiasi cosa: da semplici gesti di tutti i giorni a situazioni complicate, da un oggetto a una stanza, da una persona a un sorriso o un pianto. Tutto quello che mi sta attorno, che incornicia in qualche modo la mia persona.

 

 

A livello creativo cosa ti permette di fare la tecnica del collage rispetto ad altre?

In passato ho provato con la pittura e con altre varie tecniche che ho scoperto poi non essere mie. Il collage invece, con il suo incollare ritagli – come se fosse un attaccarsi addosso tutti gli elementi che ci influenzano, tormentano e appartengono -,  lo sento mio. Biro, poco colore e materiali diversi; creare livelli, superfici differenti e profondità. È questo il mio modo di esprimermi. Essenzialità e ordine sono le parole che mi contraddistinguono.

 

 

Cosa ti ha portato a scegliere di cimentarti in una carriera artistica?

E’ l’unica cosa che posso fare nella mia vita e la faccio nell’unico modo in cui mi esce, attraverso il disegno. Non è una scelta, è una necessità.

 

 

Come ti sembra l’ambiente artistico italiano, soprattutto per giovani emergenti come te?

Opportunità ce ne sono parecchie. L’ambiente artistico è attivo, ma c’è sempre bisogno di tanta fortuna e tanto fegato.

 

Andrea Tata
 
 
Sabato 26 gennaio 2013 @ WOMADE #5
CHIOSTRI di SAN BARNABA
Via San Barnaba 48 – MILANO (P.ta Romana)