Dario Panepucci in arte Darek Blatta è uno di quegli artisti che segue il proprio percorso in maniera indipendente e appassionata.
Da bambino disegna, passa attraverso la street art e arriva infine alla pittura ad olio da autodidatta. La sua ricerca è progredita negli anni fino ad arrivare a un’attenta cura estetica, cromatica e formale atta a sondare e approfondire i vari livelli dell’introspezione dell’essere umano.
La tua carriera è segnata da diversi cambi di tecnica (dal disegno, alla street art, alla pittura ad olio). Cosa ti ha condotto verso questi spostamenti e cos’hanno comportato?
La ricerca tecnica è un’esigenza per cercare di esprimere al meglio lo stile e il contenuto. Per quanto riguarda la street art, ad esempio, è stato un passo obbligatorio in quanto essere vivente, che fa parte di questo periodo storico. Tutto questo mi ha portato a una costante insoddisfazione nella riuscita delle mie opere.
Pensi di essere arrivato a un punto soddisfacente della tua ricerca come artista o ci sono ancora dei campi che ti piacerebbe esplorare?
Come artista credo di essere a punto iniziale della mia ricerca. Non credo che esplorerò altri campi al di fuori della pittura o delle arti visive in genere, ho ancora troppo da sperimentare. Però mai dire mai.
Molti dei protagonisti dei tuoi lavori sono abitanti di scenari al limite tra l’onirico e il visionario. Come avviene la loro genesi?
Di solito prima di addormentarmi, quando sono al buio nel letto, mi vengono in mente le immagini che poi cerco di riprodurre su tela o su muro. Chiamo la modella di turno e faccio delle foto dalle quali poi nascono le opere. Non ci penso più di tanto, sono contesti serviti già belli e pronti dal mio subconscio.
Parlando di mondo onirico, ci descriveresti un tuo sogno ricorrente/che ti ha colpito in modo particolare?
Per tanti anni, durante l’adolescenza, in sogno visitavo una casa realmente esistente della mia città natale, ogni volta vi trovavo una famiglia diversa o una persona anziana ecc. era come se fossi un fantasma: vedevo la loro vita quotidiana senza che loro mi vedessero. Poi un giorno, spinto dalla curiosità andai a curiosare e vidi che vi abitava una signora anziana; da allora non ho più sognato quella casa.
Ti lascio mettendoti alla prova: scegli un luogo e descrivici come lo rappresenteresti con una tua opera.
Se dovessi rappresentare Marte (anche se ormai sappiamo come è fatto quel pianeta), lo farei dipingendo un’immensa distesa di acciaio cromato irregolare, geometrica, con degli esseri tutti uguali senza volto e cromati anch’essi.
DAREK BLATTA live painting at WOMADE #08
Sabato 18 ottobre 2014 – Chiostri di San Barnaba (Milano)
Andrea Tata