Quando si immagina una scultura di pesante metallo la prima cosa che viene in mente è la possibile severità di forme squadrate, la freddezza dell’insieme o il timore provocato da un materiale che nell’immaginario comune è ostile. Quando invece si vedono i Particolari in Ferro di Alessandro La Rocca colpisce uno stranissimo senso di leggerezza, intesa sia nelle forme e nelle finiture che nell’impatto visivo.
Il suo modus operandi si rifà alla tradizione delle piccole officine meccaniche, utilizzando metodi antichi e semplici utensili da fabbro. Rigorosamente fatte a mano, le sue opere sono vere e proprie sculture che si adattano perfettamente anche a complemento d’arredo.
Domanda banale: perché proprio il ferro invece che un altro materiale?
Certamente mio padre è la figura chiave nella risposta a questa domanda. Da 38 anni l’officina meccanica di famiglia si trova accanto alla casa in cui sono cresciuto, perciò osservare la passione di mio padre per il suo lavoro, vederlo utilizzare certi macchinari ed imparare i trucchi del mestiere è stata una cosa naturale. Il ferro, l’acciaio inox e il corten sono materiali che mi hanno permesso di trasformare le idee in qualcosa di artistico quasi per osmosi naturale.
Il tuo modo di creare si rifà a tecniche tradizionali e non propriamente “d’avanguardia”. Lo fai per un discorso di semplicità o perché sono metodi che ti affascinano?
È vero, la mia arte riprende tecniche tradizionali e semplici strumenti da bottega artigiana; il fascino che suscitano va al di là di qualsiasi avanguardia. Realizzare la mia più bella scultura o un’idea originale con la sola saldatrice e lo stesso formato d’acciaio è l’obiettivo di ogni mio nuovo lavoro. Ed è anche la cosa più difficile: la bellezza della semplicità.
Pensi di essere più uno scultore o un artigiano?
Ci tengo sempre a precisare che mi sento uno scultore e non un artigiano o un designer, come spesso vengo definito. I miei manufatti sono tagliati e scolpiti con una fiamma ossidrica, levigati da una mola e messi insieme con una saldatrice a elettrodo seguendo una semplice idea di bozza. Le mie saldature, le imprecisioni e i tagli non possono essere replicati in serie semplicemente seguendo un disegno letto da una macchina a taglio laser.
Cosa c’è oltre l’aspetto materico e concreto dei tuoi lavori?
Quello che c’è oltre la materia, sembra strano dirlo, è la leggerezza. Una leggerezza intesa sia nel mio gusto di fare arte, che rende la freddezza tipica dell’acciaio in qualcosa di particolare e caldo, sia nel suo modo di essere. I materiali che uso sono comunemente definiti pesanti, ma credo che le linee morbide e armoniose, le resine trasparenti e i giochi cinetici con cui sfumo l’acciaio possano mostrare questo aspetto a chi guarda e apprezza le mie sculture.
Come avviene la genesi di una tua scultura?
Innanzitutto si parte dall’osservazione e dal bisogno di creare. Tutto quello che offre l’arte, la natura e la musica sono un’infinita fonte da cui traggo idee, che vengono poi rielaborate con lamiere e tubolari che ho a disposizione. Ho utilizzato spesso materiali ritrovati nella mia officina; molte costruzioni sono state realizzate partendo proprio dalla disponibilità di questi tubolari di recupero, facendo il percorso inverso rispetto a una normale fase di progettazione che parte da un disegno.
Andrea Tata